L’Isola di Levanzo, la più piccola dell’arcipelago delle Egadi, in Sicilia, misura appena 5 km2. Si trova a 30 minuti di aliscafo da Trapani e circa 10 dalla famosa Favignana. Rispetto a quest’ultima però ha caratteristiche differenti. A Levanzo non si può usare l’auto e questo limita molto l’afflusso di turisti. Inoltre il territorio è piuttosto impervio e non ci sono spiagge sabbiose, ma solo calette tra le scogliere e insenature di ciottoli.
L’unico centro abitato dell’isola è uno sparuto gruppo di case bianche compreso tra il porticciolo e una rupe calcarea. Un alimentari, due ristoranti, qualche affittacamere. Per il resto la vita è scandita dal mare e dai capricci del meteo, il vero osservato speciale in ogni isola, e ancor più qui, dove quasi tutti hanno la loro barchetta ormeggiata per andare a pesca e rivendere il pesce fresco sul molo.

Questo isolamento rende Levanzo selvaggia e romantica. Senz’altro è stata la sua dimensione irrisoria e la sua marginalità ad avermi attratto. Mi chiedevo chi potesse vivere qui e come. Mi chiedevo cosa si provasse a sentirsi in mezzo al mare, d’estate ma soprattutto d’inverno, in questa specie di sassolino gettato nel Mediterraneo. Così ho deciso di farci una piccola vacanza, insieme alla mia compagna, nel luglio 2017.

Durante il Paleolitico l’Isola di Levanzo era attaccata alla terraferma fino al punto in cui oggi si trova Trapani. Era un promontorio con decine di specie animali, tanto che l’uomo primitivo, cacciatore e raccoglitore, ne aveva fatto un luogo privilegiato per stanziarsi. Lo testimonia la Grotta del Genovese, la maggiore attrattiva dell’isola. A metà Novecento, in un anfratto sul versante occidentale di Levanzo, sono stati rinvenuti strabilianti geroglifici raffiguranti buoi, uomini e insetti. Sembra che la grotta fosse stata scelta come un santuario dai primitivi intorno al X secolo a.C. La Grotta del Genovese è visitabile su appuntamento e potete trovare info a questo sito.

Un giro dell’isola in barca è una delle cose da fare a Levanzo. Basta andare al porticciolo e mettersi d’accordo, non sarà difficile individuare una guida. Di solito si parte da Cala Dogana, quella del paese, per toccare Cala Fredda, Cala Mimmola, Cala Calcara. La costa, frastagliata e inospitale, racconta vicende geologiche sofferte: le rocce calcaree affondano nelle acque cristalline con pose plastiche.
“Con questo meteo Levanzo è una cartolina – dice la nostra guida. Ma quando è brutto l’atmosfera è spaventosa. E per me ancora più bella. Qua è il libeccio a fare i danni più grossi. Entra dalla montagna dietro al paese, la aggira e investe il porto. Però il freddo è pressoché sconosciuto. Minimo si toccano gli 8-12 °C. Anche se qualche anno fa ha nevicato la notte di Capodanno. Incredibile. Eravamo pazzi. Mezzo centimetro. Tutti a cercare di fare un pupazzo”.


In questi giorni di vacanza penso a quest’isola come a una grattugia o alla barba ispida di un pescatore. Alloggiamo al residence “L’Isola”, un complesso di 6-7 appartamenti ben integrati nella natura, 500 metri alle spalle del paesino, raggiungibile in 10 minuti tramite un sentiero nel bosco. La camera affaccia su un piccolo altipiano che si allunga al centro dell’isola. Dopo il tramonto le cicale cessano il loro concerto e cala il silenzio più assoluto.

Se è vero che in auto o moto non si può circolare, si può farlo benissimo a piedi. A Levanzo si diramano vari sentieri che permettono di girare tutta l’area. A est del centro abitato si sale verso Cala Mimmola, anticipata da una pineta profumata a picco sul mare. Verso nord strade rosse e sterrate conducono a Cala Calcara. A ovest una stradina a tratti ricoperta di cemento costeggia muri a secco e recinti in un paesaggio riarso dal sole, arido e modellato dal vento. Le pietre ribollono, il cavallo scaccia le mosche con la coda. Il succo del Mediterraneo.

Consiglio di fare una corsa sul far della sera in questo nulla così riposante. Penso a dove sono, respiro profondamente. Oltre le propaggini di nordovest la strada torna indietro piegando attorno all’unica cima rocciosa, solo 230 mt di altezza, ma sembrano di più così a picco sul mare, tanto che qui la chiamano “la montagna”. La vista si apre a occidente, verso Marettimo, l’altra isola delle Egadi insieme a Favignana. Dal mare risale una foschia densa, indice di calura e umidità dovuta all’anticiclone africano. Nel resto della Sicilia in questi giorni si registrano 40-42°C. Qui l’azione mitigatrice delle acque smorza la canicola, anche se l’escursione termica tra giorno e notte è praticamente inesistente. 34°C di giorno, 30 °C di notte. Di conseguenza si boccheggia. Dopo essermi lasciato alle spalle un ricovero di pastori abbandonato ridiscendo il sentiero a mezza costa, seguendo le indicazioni per “il Faraglione”.

Lungo il percorso, il bagno dentro una grotta ricavata nella scogliera è un’esperienza fantastica quanto sconsigliata a chi soffre di claustrofobia. La chiamano “il buco”. Bisogna abbassare la testa e farsi coraggio. Dopo il soffitto roccioso si alza e si torna tranquilli, a mollo in acqua trasparente e fresca. Il giro dell’Isola, 3-4 ore in tutto, si completa come anticipato al Faraglione, scoglio che si è staccato dalla parete a ovest del centro abitato e alla cui basi si trova una spiaggetta di ciottoli. Un tramonto qui è difficile da scordare. A questo punto in Paese si rientra da ovest, agevolmente a piedi, in pochi minuti.

Quando andare: tutti i mesi dell’anno sono buoni per visitare Levanzo
Come raggiungere l’isola di Levanzo: dal porto di Trapani sono due le compagnie che effettuano collegamenti con l’isola. Siremar e Liberty Lines
Clicca sulla mappa per vedere le strade da fare a piedi e i principali punti di riferimento

Testo e foto Lorenzo Pini