Chi frequenta le montagne in inverno si sarà qualche volta trovato di fronte alla “calabrosa“, uno stupefacente fenomeno atmosferico che trasforma le superfici in bizzarre croste di ghiaccio.
Tralicci che diventano cattedrali di ghiaccio, segnaletica trasformata in tappeti di spilli, staccionate che sembrano barriere coralline congelate.

Quando e come avviene questo fenomeno?
Gli ingredienti principali affinché si verifichi la calabrosa sono tre: temperatura sotto lo zero, alta umidità nell’aria (nebbia) e vento. Condizioni che alle nostre latitudini si trovano quasi esclusivamente in alta montagna. Le particelle di vapore acqueo presenti nell’aria, sospinte dal vento, si depositano sulle superfici che incontrano lungo il loro percorso, congelandosi. Al contrario di quanto si possa immaginare, la stalattite di ghiaccio non si forma lungo la direzione del vento, ma in senso contrario. Infatti, le particelle congelate si accumulano l’una dietro l’altra, in una sorta di “effetto tamponamento“. Così facendo formano una stalattite procedendo al contrario rispetto alla corrente che le trasporta.

Proprio quello che è accaduto il novembre scorso sulla vetta del Pratomagno (1592 mt) in Toscana, dove Simone Cicalini ha effettuato questo reportage.
