Amarcord in “analogico” di un trekking primaverile sul Monte Sumbra, Alpi Apuane
Veniamo da uno degli inverni più nevosi sulle montagne della Toscana, anche sulle splendide Alpi Apuane. Ma molto probabilmente non si arriverà a metà maggio nelle condizioni di innevamento davvero notevoli della primavera 2004.
Fu infatti nevosissimo l’inverno 2003-2004 sulle Alpi Apuane, e la primavera (marzo soprattutto, ma anche aprile e persino la prima decade di maggio) non fu da meno. Le abbondanti nevicate della stagione ci permisero perciò di trovare parecchia neve nella gita al Monte Sumbra, programmata dal CAI Pisa per il 16 maggio 2004.
Salimmo sulla elegante Penna di Sumbra, m 1764, da Arni (dislivello 850 metri). Una giornata solatia, con innocue nubi pomeridiane da est/nordest in Appennino e qualche cumuletto di bel tempo da ovest, dalla umida Versilia, sulle Apuane.
Incontrammo la prima neve in un canalone esposto a ovest, intorno ai 1350 metri, ma per il resto il versante era libero, con prati ancora spogli, chiaramente liberati da poco dalla copertura nevosa, visto che sopra i 1200 metri di erba nuova se ne vedeva proprio poca.
Al boschetto del Fatonero, quota 1450, già trovammo neve uniforme, e parecchia, malgrado fossimo sul versante sud, ma su un pendio aperto a est/sudest. Niente, o quasi, al Passo Fiocca (m 1560), ampia depressione esposta al sole per molte ore, e quindi molto riscaldata, vista la natura del terreno (lastroni e rocce affioranti).

Le Panie viste dal sentiero per il Fatonero
Il panorama sul versante nord del gruppo delle Panie rivelava chiaro il Rifugio Rossi, m 1609, con i prati tutti bianchi. Parecchia anche la neve sulla “normale” da Mosceta, già dai 1450-1500 metri (per chi non conosce la zona il versante è rivolto a ovest/nordovest). Ma il bello veniva dal bosco di faggi sul versante nord del Sumbra, che si sovrasta inizialmente, procedendo lungo la cresta est, per poi entrarci in pieno intorno quota 1550-1600, quando il sentiero abbandona la cresta (poi siamo scesi su Capanne di Careggine).
La neve era alta 80-100 cm e localmente anche più dove l’aveva accumulata il vento, comunque uniforme, senza zone scoperte. Perdendo quota lo spessore è diminuito ma anche intorno ai 1350 m c’erano sui 30-40 cm, che scemavamo rapidamente intorno a quota 1300. Forse per la primavera fredda anche la vegetazione era più indietro del consueto, con i faggi ancora spogli oltre i 1400-1450, in uno scenario più da metà aprile che da metà maggio.
Neve primaverile ovviamente, “molle”, anche perché la giornata della gita è stata in realtà piuttosto calda, con 12°C a 1500 m nel bosco verso le 15.30 e sensazioni di caldo sulla soleggiatissima vetta, dove qua e là appariva qualche nevaio debolmente rosato dove era venuta in superficie la neve “sahariana” del 21 febbraio. Ho fatto un po’ di “didattica” a chi, parecchi, chiedeva lumi sullo strano colore della neve.
Testo e foto: Giovanni Staiano
5 commenti
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