Mi piace tenere con me un quadernetto, che mi fa da agenda, diario, blocco note e memorandum in cui mi segno gli appuntamenti, le idee che mi vengono in mente, la lista dei libri da leggere… e i viaggi che vorrei fare, così da ricordare a me stesso dove vorrei andare e avere un obiettivo.
Bene, sulla mia lista viaggi, le prime tre posizioni sono occupate da:
- Sud America: Perù, Mach Picchu + Argentina, Patagonia
- Giordania, Petra
- Tibet
Ecco, in questo numero di LitteraTrip vorrei parlarvi proprio del Tibet. Da dove nasce la curiosità per questa “regione dell’anima”? Semplice, da una lettura: Sette anni in Tibet di Heinrich Harrer.
Sette anni in Tibet: il libro

Anzitutto, è bene precisare che questo racconto è un’autobiografia il cui autore è un personaggio che vive a metà tra luci ed ombre. Sì, perché Harrer accanto ai suoi trionfi sportivi di alpinista e sciatore, dovrà fare i conti con la storia e sulla sua carriera rimarrà sempre l’ombra della partecipazione al nazismo.
Fu Heinrich Himmler, il secondo uomo di Hitler, a volere Harrer in Kashmir per la spedizione che si proponeva di raggiungere la nona montagna più alta del mondo, il Nanga Parbat con i suoi 8.126 m., per sostenere la propaganda del Reich. In queste circostanze, dove la politica tiranna domina e costringe lo spirito libero dello sport, comincia il racconto.

«Alla fine di agosto del 1939 ebbe termine il nostro viaggio di ricognizione. Avevamo davvero trovato una nuova via per dare alla scalata a quella cima […] le nubi della seconda guerra mondiale si addensavamo sempre più minacciose.
[…] L’Inghilterra dichiarò guerra alla Germania. Da allora filò tutto liscio come l’olio: non erano passati cinque minuti che venticinque soldati indiani, armati fino ai denti, fecero la loro comparsa nel giardino del caffè dove eravamo seduti per prelevarci.»
Un viaggio lungo e rischioso
Harrer e i suoi compagni di viaggio vengono portati prigionieri in una colonia britannica: è lì che organizzano il progetto di fuga, che riuscirà al secondo tentativo (il 19 aprile del 1944), per riconquistare la libertà diritti verso il Tibet. Il viaggio sarà un rischio continuo, giorno per giorno: in questo romanzo, Harrer annota tutti i passaggi valicati, le difficoltà incontrate e le strategie messe a punto per difendersi dal freddo e dalla fame.
Saranno vitali – nel senso letterale del termine, che lo riporteranno in vita di fronte a morte quasi certa – gli incontri con i nomadi tibetani, che offriranno a lui e al suo compagno di fuga riparo e rifugio. Il Tibet però sembra sempre così lontano, seppur vicino: è una regione che vive nel suo isolamento e gli stranieri non son ben visti. L’ingresso non è scontato: Harrer infatti non manca di raccontare le espulsioni fuori dal confine prima di riuscire ad entrare in questa regione con uno stratagemma.. quale? Bè, vi consiglio di leggere il libro.
Storia di un’amicizia
Harrer e il suo amico Aufschnaiter giungono così a Lhasa, la capitale tibetana dove sorge il Dreprung – «il più grande monastero del mondo, dove vivono circa diecimila monaci» – e risiede il Dalai Lama. Comincia allora, a mio parere, la parte più interessante di questa avventura: il racconto dell’amicizia tra Harrer e Tenzin Gyatso, allora 11enne ed attualmente XIV Dalai Lama del Tibet.

La loro conoscenza fu un episodio quasi mistico: «Le porte della cattedrale si aprirono e lentamente uscì il Dalai Lama. [..] La folla era silenziosa, sopraffatta dall’emozione. Si udivano soltanto gli strumenti dei monaci: oboe, tube e cimbali. Sembrava una visione di un altro mondo: vi regnava un’atmosfera stranamente surreale, alla quale neppure noi, scettici europei, riuscimmo a sottrarci».

L’amicizia, relazionale come tra due persone, culturale come di due mondi che si incontrano, spirituale come due anime che dialogano, durerà ben oltre il romanzo tanto che lo stesso Dalai Lama visitò Harrer nel 2002 in occasione del suo novantesimo compleanno (2002, per altro, proclamato “Anno Internazionale delle montagne”).
…Going on a TRIP!
Il Tibet è una regione che si estende sull’altopiano più alto al mondo, a 4900 metri. Abbraccia gran parte della catena montuosa dell’Himalaya che annovera 8 vette tra le 10 più alte del mondo (dalla prima, l’Everest 8848 m, alla decima Annapurna I, 8091 m).

Clima: Il Tibet non ha un clima stagionale: o meglio, non c’è una stagione fredda o una stagione calda poiché, per la forte esposizione ai venti e considerata l’altitudine, l’escursione termica tra il giorno e la notte è notevole. In alcuni casi le temperature possono scendere anche sotto lo zero, indipendentemente dal mese in cui si è e a Lhasa può nevicare anche ad agosto. In primavera ed estate, le temperature giornaliere sono miti (si va dai +13 ai +20): se anche ci fosse il sole alto nel cielo, basta l’arrivo di una corrente d’aria fredda per far precipitare il termometro.
Come vestirsi per visitare il Tibet? Semplice: basta guardare i tibetani. Sconsigliati pantalonicini corti, gonne sopra il ginocchio e canottiere per ossequio al costume locale (è bene sempre informarsi a riguardo, per un turismo responsabile). Portarsi poi qualche capo invernale, anche durante i mesi primaverili ed estivi. È bene munirsi di sciarpa e cappello (i tibetani ne indossano sempre uno, molto colorato!) per proteggersi dal vento e dalla forte esposizione solare: l’aria rarefatta non filtra troppo i raggi solari.
Consigli di viaggio

Qualche rimedio contro il mal di montagna, per l’alta quota, non guasta mai.
Come arrivare in Tibet? La via più semplice sono i voli per Lhasa da Chengdu, capoluogo della provincia cinese del Sichuan.
Occorre poi un particolare visto: qui troverete tutte le informazioni necessarie. Fate poi attenzione perché, come segnalato su diversi siti, la Regione Autonoma del Tibet chiude al turismo internazionale da febbraio al 31 marzo.
Se siete mossi dalla curiosità, vi consigliamo di guardare questo documentario in 4 puntate (purtroppo la 4° non è ancora stata prodotta) di Dino Lanzaretti che ha attraversato il Tibet in bicicletta.
Tutto il Tibet in bici (Dino Lanzaretti)
- https://www.youtube.com/watch?v=1hLivPLZFR0
- https://www.youtube.com/watch?v=VZwUWktt_ro
- https://www.youtube.com/watch?v=CMi2680ExtA
* MeteoTrip si è già occupato di climi asiatici: ecco qua alcuni articoli
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1 commenti
Quasi quasi viene voglia davvero di prendere un volo per Lhasa! Bell’articolo, ben intessuto e ispirato!