In viaggio sui 1623 km di binari che attraversano tutti i Balcani
Il primo Gin tonic รจ servito a far scattare il pensiero. Il secondo a comprare il volo per il ritorno. Lโandata? Si fa in treno. Lโidea di due amici di ripercorrere la tratta del leggendario Simplon Orient Express, che collegava Venezia a Istanbul, viene al bancone di un bar una sera di gennaio, dopo aver scoperto sul web un articolo di Paolo Rumiz.
Lo scrittore triestino fece questo viaggio nel 2011 e il suo racconto รจ di quelli che ti fanno partire (link). Ma il report di Rumiz ha bisogno di essere aggiornato perchรฉ, come ci renderemo conto, sono cambiati alcuni, fondamentali dettagli. La sfida assume cosรฌ varie sfumature: verificare se il percorso Trieste-Istanbul in treno del 2011 รจ ancora valido, sperimentare i rigori dellโinverno balcanico e approcciare Istanbul da lontano, come ultima tappa di un percorso terrestre contro l’aereo imperante.
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Bologna-Istanbul in treno: a differenza di Rumiz, che รจ triestino, noi partiremo da Bologna. Il treno per Trieste รจ alle 19.12. Da questo momento ci aspettano 1683 km di binari che attraversano tutti i Balcani, in pieno inverno. Con 4 giorni a disposizione non possiamo fallire neanche un cambio. Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia. Forse troveremo gelo e bufere di neve. Speriamo, sarebbe un ingrediente ben accetto.


Giorno 1: Trieste-Lubiana-Zagabria
Tramontana lieve che fa tremare le foglie dei platani e livella lโacqua del porto di Trieste. Una bella aria elettrica da partenza. Ieri sera siamo arrivati a Trieste da Bologna alle 22.55. Dopo la notte passata in una albergo spartano, il treno per Lubiana รจ alle 9.02. Costeggia il golfo di Trieste e vira a destra sulle colline del Carso alle spalle della cittร . Si avvita tra pareti di calcare, poi i binari attraversano lโaltipiano prima di Lubiana. La prima sosta รจ alle 11,30 nella capitale slovena, baciata da un sole freddo di febbraio.
Il cambio per Zagabria รจ alle 14.30. Cโรจ il tempo per passeggiare verso il centro storico di Lubiana, raggiungibile a piedi dalla stazione in 15 minuti. A Zagabria centrale si arriva dopo 3 ore (17.30) su rilievi appena accennati che segnano il passaggio tra Slovenia e Croazia. Il tramonto รจ quasi estivo nei colori, ma il freddo brucia le guance. In stazione si compra il biglietto per domattina (Zagabria-Belgrado, si paga in Euro).


La seconda notte della Trieste-Istanbul in treno รจ a Zagabria (la prima nel capoluogo friulano)
Meno 1.176 km a Istanbul.
Giorno 2: Zagabria-Belgrado
Dopo aver dormito nella capitale croata, la partenza รจ alle 11.03, quando lโIntercity si mette in moto da Zagabria in direzione Belgrado. Se fino a questo momento il passaggio dei confini era appena percepito, giร dai primi passi nel vagone si capisce che รจ l’atmosfera รจ piรน colorita.

I vicini offrono prima datteri e caramelle, poi sorsate di grappa. Impossibile rifiutare, risulterebbe estremamente scortese.
Google Translate innesca conversazioni improbabili con i vicini. Il fiume Sava si srotola lungo il confine con la Bosnia, tocca Slavonski Brod e penetra un paesaggio che ricorda la Pianura Padana. Un cielo fosco, lattiginoso รจ calato sul paesaggio. Di neve neanche lโombra. Il controllo passaporti alla frontiera con la Serbia รจ lungo. Ma dopo la strada per Belgrado รจ spianata.
Sono le 18, il buio รจ totale. Nei Balcani il tramonto arriva prima che in Italia. Dopo cosรฌ tante ore di viaggio, la capitale serba appare come un gioco di lampadine intermittenti riflesse sul Danubio. La stazione di arrivo รจ stata spostata a 3 km dal centro per lavori di rifacimento. Serve un taxi (500 dinari, 5 euro), oppure gli autobus 40-41 per andare in centro. Anche in questo caso, รจ bene fare subito il biglietto per Sofia (per l’indomani) allo sgabuzzino delle destinazioni internazionali (si puรฒ pagare con la carta di credito).

Meno 816 km a Istanbul.
Giorno 3: Belgrado-Sofia
Neanche il tempo di approcciarsi a Belgrado che รจ il tempo di ripartire. Un viaggio del genere, se vuol essere fatto in 4 giorni, impone ritmi serrati. Sono due i treni da poter prendere da Belgrado per proseguire verso sud. Uno alle 4 del mattino, lโaltro alle 6. Entrambi sono buoni per arrivare in tempo a Nis (ore 9.40), nella Serbia meridionale, dove alle 11 cโรจ la coincidenza per Dimitrovgrad, cittadina di confine con la Bulgaria. Per non rischiare nulla, abbiamo preso quello delle 4.
Ora il treno segue un altro affluente del Danubio, la Morava.
Si attraversa una Serbia pianeggiante e arcaica, di villaggi contadini sperduti e malinconici. Eโ un treno di lavoratori assonnati, di scolari costretti ad alzarsi a orari improbabili. Ogni fermata รจ uno scatto fotografico: stazioni derelitte che sembrano set cinematografici, il capostazione che esce, saluta e fischia in mezzo al nulla.


La vita del villaggio รจ messa in pausa per un istante: il treno รจ lโorologio che scandisce lโesistenza in una terra che ne ha conosciute di ogni tipo. Siamo nel cuore dei Balcani violentati dalle tensioni degli anni Novanta. Le pozze sono ghiacciate, lโerba dei campi ingiallita dal gelo e schiacciata dal peso di una neve che si รจ sciolta da poco. Nelle case scalcinate รจ ora di colazione.

Nis, stazione di cambio, รจ una cittร di 170 mila abitanti. Nuvole veloci accarezzano pendii innevati di recente. Fuori dalla stazione nessun turista. Siamo esemplari rari, osservati con curiositร , forse compassione. Come anticipato poche righe sopra, da Nis si riparte alle 11 per Dimitrovgrad, in Bulgaria.

Dopo Nis il paesaggio cambia drasticamente e pareti scoscese stringono i binari in una morsa di pietra. Unโora tra gole strette e tenebrose, unโaltra in una vallata aperta dove il cielo si richiude a neve. Alle 15 รจ Bulgaria, per lโesattezza la cittadina di frontiera di Dimitrovgrad, dove รจ prevista unโora di attesa prima del cambio definitivo per Sofia. Unโora che in un posto del genere, dโinverno, puรฒ dilatarsi in unโesperienza mistica. Nevica fitto. Lo stomaco reclama cibo. Fuori dalla stazione un distributore che sembra lโunica risorsa vitale vende noccioline e vodka. Avanti cosรฌ, con le fauci in fiamme e la polizia di frontiera che richiama per lโirresponsabilitร “italiana”. La colpa รจ quella di essere rientrati al binario soltanto 10 minuti prima della ripartenza. Di nuovo passaporti, occhiate, indagini sommarie che sembrano un teatrino da ripetere senza convinzione.

Nei Balcani ancora conta da che Paese vieni e soprattutto dove hai intenzioni di andare.
In territorio bulgaro si sale a 700 metri di altitudine verso una stazione il cui nome รจ tutto un programma: Dragoman. Vento e neve sembrano il minimo sindacale in questo posto, dove si narra che dโinverno faccia โ 30 ยฐC in scioltezza. Oggi la temperatura รจ appena sotto lo zero e la neve รจ solo un velo. Dragoman sonnecchia e la vedo scorrere dal finestrino come un luogo stoico in cui la vita si tramanda nonostante tutto. Il treno entra a Sofia alle 19 in punto.
Meno 502 km a Istanbul.
Sono 15 ore che siamo in giro per stazioni, ma la giornata non รจ per niente finita. Alle 21 parte un notturno diretto a Istanbul, la biglietteria รจ ancora aperta (il biglietto costa 60 lev – 30 euro, cuccetta inclusa) e non si puรฒ perdere lโoccasione per accorciare i tempi. Ormai la dimensione mentale รจ mutata nel profondo. Il viaggio รจ diventato tuttโuno con lโandare dondolante del treno. Si puรฒ iniziare a realizzare quanti chilometri ci siamo lasciati alle spalle. Si brinda con una pessima vodka da discount e salatini.

La notte oltre Sofia traspare dai vetri di questo treno turco, forse la vera essenza dellโimmaginario Simplon Orient Express. Nei vagoni vicini salgono bulgari, russi, macedoni. Riecheggiano lingue incomprensibili. Nel dormiveglia sembra di sprofondare in un mondo arcaico delle origini dei popoli, un incantesimo rotto dalla polizia di frontiera che ci sveglia a Kapikule, tra Bulgaria e Turchia. Bisogna uscire nel freddo e fare la fila in una stanza per il controllo passaporti, ma ormai il traguardo รจ vicino.
Meno 227 km a Istanbul.
Giorno 4: Istanbul
Il treno notturno da Sofia arriva sul Bosforo verso le 7 del mattino dopo 10 ore di viaggio. Lโalba di Istanbul รจ spazzata da un vento artico che passa sul Mar Nero e solleva nubi veloci cariche di pioggia ghiacciata. Il treno ferma alla stazione di Halkali. Da lรฌ, un autobus porta in centro. Il costo della corsa รจ compreso in quello del biglietto del treno. La metropoli si annuncia con periferie squallide dove proliferano i grattacieli. Ma quando il Mar di Marmara si allarga fino alle sponde est e ovest, Europa e Asia, e i profili dei minareti si innalzano oltre la matassa di edifici bianchi, allora capisci che questo non poteva che essere il capolinea di questo Trieste-Istanbul in treno.

Istanbul รจ un abnorme incontro di culture, di popoli, di climi.
Un mare caldo a sud, un mare freddo a nord. LโAnatolia, terra continentale di neve invernale e torride estati. Lโalito della vicina Grecia. Il soffio dei Balcani. Tutto qui ha inizio e tutto finisce in un perpetuo movimento millenario. E le nuvole che corrono e girano in un vortice di bassa pressione attorno allโEgeo sembrano confermarlo. Non resta che farsi inghiottire da Istanbul. Per il ritorno ci sarร lโaereo.
Lorenzo Pini e Andrea Orlando
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2 commenti
Meravigliosa narrativa…grazie….
Grazie mille