LitteraTrip va in Australia: storie di uomini e natura, Terra Rossa, bush e foreste. E consigli su libri da leggere.
Il conflitto uomo-natura è caratteristico dell’Australia, una terra i cui coloni hanno dovuto adattarsi a condizioni ambientali diversissime dalla propria terra di origine; una terra perlopiù inospitale per l’uomo e in cui, a governare, sono i ritmi naturali. Diversamente dalle popolazioni aborigene, che fino all’arrivo degli europei, vivevano in sincronia con i tempi della natura rispettandone il potere dirompente, i coloni al loro arrivo iniziarono un lungo conflitto con questa terra – un conflitto che ancora oggi continua e che mette a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’uomo.

Vedendo il territorio australiano, con i suoi panorami immensi e i cieli sconfinati, non è difficile capire perché la cosmologia delle culture aborigene sia così legata al territorio che abitavano. Dall’alto le montagne sembrano animali addormentati e le pianure una tela su cui degli artisti hanno lasciato cadere delle gocce di vernice, formando così i billabong (dei laghetti) e le macchie del bush (la tipica vegetazione boscosa australiana). Non a caso il Dreamtime, il racconto mitologico della creazione della terra, viene tramandato attraverso sia racconti orali sia, un tempo, disegni nella sabbia o, oggi, opere pittoriche.


La storia australiana è una storia di conquista: sia dal punto di vista coloniale, con gli inglesi che, giunti qui, rubarono i territori alle popolazioni aborigene, sia dal punto di vista geografico. Anche in Australia esiste un’epica della conquista della frontiera e, come nella mitologia nord-americana, quella che prevale è una narrazione vittoriosa sul territorio e sulle avversità con cui l’uomo deve confrontarsi. Diversamente però dai cugini statunitensi, gli australiani si sono adattati a questa terra così inospitale eppure così ricca, riuscendo ad utilizzarne al meglio ciò che si riusciva a piegare all’uso umano ma sempre rispettando quei territori troppo impervi per essere resi abitabili.
Sebbene con molto ritardo rispetto a situazioni simili nel resto del mondo, anche in Australia si sta lentamente assistendo ad una presa di coscienza e di responsabilità nei confronti del passato coloniale del Paese, che vide l’imprigionamento e il confinamento in riserve nei Territori del Nord dei membri delle popolazioni aborigene. La tensione, ancora attuale e reale, che esiste fra gli aborigeni e i “bianchi” (i discendenti dei primi coloni europei) è una caratteristica della società australiana, e dunque si ritrova spesso raccontata anche nelle opere letterarie contemporanee.
Australia, cosa leggere?
Essendo così lontana e misteriosa, un luogo quasi mistico nell’immaginario collettivo, l’Australia ha da sempre suscitato curiosità e un po’ di timore nel mondo occidentale. Fino all’inizio del XX trasferirsi in Australia per propria volontà era una decisione da non prendere alla leggera ed era talvolta l’ultima risorsa per poter iniziare una nuova vita. Un bello spaccato della società di quest’epoca si ritrova nel celebre romanzo di Joan Lindsay, Picnic ad Hanging Rock (Sellerio editore, vedi qui la scheda). Sebbene sia stato pubblicato negli anni Settanta, questo libro è ambientato nel 1900 e l’atmosfera tardo-vittoriana pervade tutto il romanzo.

La storia racconta della misteriosa sparizione di un’insegnante e tre studentesse di un collegio femminile di Melbourne durante una gita presso l’Hanging Rock il giorno di San Valentino.
Un’aura di mistero ed uno stretto legame con la natura aspra e pericolosa del bush caratterizzano tutto il racconto, che termina senza dare però delle risposte sulla sorte delle giovani al lettore (solo una di loro viene ritrovata, priva di memoria su quanto successo).
Tutto il romanzo si gioca sul conflitto interiore dei personaggi, scaturito dal richiamo della natura selvaggia che va contro l’adesione alle norme sociali invece loro richiesta. Una delle ragazze viene ritrovata senza scarpe, con i capelli scarmigliati e il vestito strappato, come una menade che, terminata la pervasione dionisiaca, deve apprestarsi a rientrare nella civiltà. La natura australiana e il suo intrigante fascino influenzano il comportamento dei personaggi e le loro decisioni, quasi come se, a loro volta, fossero delle entità reali.
Un ritiro nella natura attraverso cui si esprime il conflitto fra il modo in cui la società ci vuole e il nostro vero essere è al centro di un altro romanzo australiano, questa volta edito in tempi molto più recenti. Uscito nel 2018, Nine Perfect Strangers (in Italia “Nove perfetti sconosciuti”, Mondadori, scheda qui) è l’ottavo romanzo di Liane Moriarty, un’autrice australiana le cui opere raccontano la complessità della società odierna attraverso personaggi complessi e accattivanti.

In questo romanzo nove sconosciuti, ognuno segnato da un passato difficile e doloroso che si vuole lasciare alle spalle, si trovano a condividere l’esperienza di un ritiro spirituale in una struttura isolata nel bush.
Fin dall’inizio la natura circostante, così quieta e lontana dalla frenesia cittadina da cui loro provengono, gioca un ruolo importante nell’isolarli e metterli di fronte alle proprie difficoltà e ai propri limiti. In un crescendo di eventi e di discesa nelle turbolenze dell’animo umano, la storia si dipana fino ad una risoluzione che vede il ritorno alla civiltà dei personaggi segnato dall’incontro con l’isolamento che solo una natura incontaminata come quella australiana può dare.
L’intero ecosistema australiano è talmente prorompente che è impossibile lasciarlo fuori dalla propria vita quotidiana, e dunque si trova in numerose opere letterarie e cinematografiche. Non appena si mette piede in questo continente è possibile sentire la potenza che i suoi cieli, la sua terra rossa, il bush, l’outback e le foreste pluviali trasmettono. La natura è parte integrante della sua storia coloniale e delle culture aborigene, ed è ciò che governa la vita nel Paese e il suo futuro: il dibattito sul cambiamento climatico e sulla necessità di essere più eco-sostenibili è molto sentito ed è, sempre di più, una necessità per un continente che da sempre mette alla prova chi lo abita.

La seconda penna invitata a LitteraTrip è quella di Elisa Leo, un ex compagna di classe dei tempi lontani del liceo. Era l’estate precedente all’ultimo anno di liceo quando Elisa è partita per una importante esperienza di scambio culturale in Australia, una terra che le sarebbe rimasta nel cuore negli anni a venire. Rientrata in Italia, il suo entusiasmo era contagioso. Negli anni a venire, ha seguito i suoi interessi che l’hanno portata ad occuparsi di antropologia, viaggiando in lungo e in largo per il globo: LitteraTrip è stata l’occasione di rincontrarla e così le ho chiesto di scrivere un articolo sulla sua terra adottiva, l’Australia: non c’è bisogno di dire che ha subito accettato con lo stesso entusiasmo che aveva dalla sua prima esperienza dall’altra parte del mondo.